Raccontare una cosa che non tutti possono capire risulta sempre difficile. Soprattutto perché “raccontare” significa “esporsi”, a meno che tu non stia scrivendo questo racconto su un diario segreto. Ecco, il mio diario (tutto fuorché)segreto, è segmentato in vari pezzi: facebook, youtube e il mio blog.
Una buona parte di quello che sono o che appaio è raccontato in queste appendici. Sono tutti elementi di catarsi che servono principalmente a me. Inutile districarsi in ipocrisie ridicole: quando una persona si “espone” al mondo, raccontandosi e raccontando, lo fa per liberarsi e perché necessita di approvazione, non per il bene altrui. Egoismo, egocentrismo, megalomania? Può starci. Non deve necessariamente risultare come una cosa negativa, ma, al contrario, è la giusta modalità di incanalare energie per persone come me.
Definire le “persone come me”? Non è in realtà una cosa molto semplice (come non è semplice dare una definizione di ognuno di noi). Ma per darvi una mano nella comprensione, posso riportare una frase che mi ripete la mia boss quando mi lamento della lentezza del mondo rispetto alla mia accelerazione naturale: testuale? “Tu sei un ferrari costretto ai limiti di velocità. Ma non preoccuparti, prima o poi troverai la tua pista”.
Ecco, diciamo che, nel mentre continuo questa ricerca, mi sono creata delle piccole “piste virtuali” nelle quali riversare tutto ciò che di mio risulta leggermente scomodo al resto del mondo, e non voglio essere ipocrita, risulta parecchio scomodo a me.
Ora, vorrei raccontarvi qualcosa in più, però senza raccontarvi troppo. Voglio vedere se riesco a trasmettervi un pezzetto di “mio”. In che modo? Raccontandovi una storia che dirò non mia.
No, non ho sbattuto la testa, giuro.
Però attraversare la sofferenza di qualcun altro, che è un po’ anche la tua, per raccontare le proprie è più facile, da una parte, dall’altra ti mette nella condizione di dover essere bravo a non “calpestare” una storia altrui per far emergere il dolore della tua. Quindi, ci provo. Continua a leggere “C’ERA UNA VOLTA UNA PARTE DI “ME”.”